Before reopening in 2020 after extensive refurbishment, Bergamo's Teatro Donizetti unlocks its construction site for a never seen opera by its illustrious fellow citizen, L'ange de Nisida first heard in concert in London last year.

In 1839, following the favourable outcome of his Lucie de Lammermoor in Paris, the Théâtre de la Renaissance commissioned a new opera from Donizetti for its coming season. Although completely finished, the work never made it to the stage due to the theatre's bankruptcy in May 1840, while rehearsals were under way. Without losing heart, Donizetti used most of the libretto and some of the music for La Favorite, which was premiered at the Académie Royal de Musique at the end of that year. The fact that the music of L'ange de Nisida was an adaptation of an Adelaide for the Théâtre Italien, a project that was also shipwrecked, says a lot about the complex relationships of French theatres with a composer who, in the meantime, had his Fille du régiment staged at the Opéra Comique and Les Martyrs at the Opéra!

L'ange de Nisida, to a text by Alphonse Royer and Gustave Vaëz, is missing the printed libretto while the score, dismembered, was a shapeless pile of 470 pages preserved at the Bibliothèque Nationale de France. The tenacious and informed work of scholar Candida Mantica allowed her to reconstruct a score that is now performed in its original form, without the insertions made at Covent Garden; here the missing prelude and other gaps have been deliberately left as such.

Unlike La Favorite, L'ange de Nisida is a semi-serious opera, containing a comic element in the character of Don Gaspar, the machinator of the drama where Countess Sylvia, victim of power games between Church and Kingdom of Naples, becomes Don Fernand of Aragon's mistress, the King torn between constitutional duties and private life, while Leone de Casaldi, Sylvia's lover, is the embodiment of amorous impulses. Like Lucia, Sylvia is the only woman in a world dominated by male passions and interests. Obviously a libretto of this kind would not have been accepted by the Italian censors, even if here Sylvia has something mystical (the unsuspecting inhabitants of the island, subjugated by its charm, in fact call her "the angel of Nisida"), a feature lacking in Favorite's Léonor.

Such a musical event could not fail to have a frame of exception, and this promptly happened. The building, still undergoing restoration, has become an element of the dramaturgy chosen by the director Francesco Micheli, the audience sitting in the first three tiers of boxes and in a dais on the stage and the action taking place in the parterre, as in Elizabethan theatre. In Acts 1 and 2, a blue cloth on the floor represented the sea surrounding the island of Nisida, here a heap of pages of Donizetti's dismembered score. In Angelo Sala's setting the Countess' palace in Naples in Act 3 was a polished floor where Margherita Baldoni's amazing costumes were reflected; in Act 4, a large white carpet was enough to delineate the convent's limits. Alessandro Andreoli's lighting added charm to the unusual space where various coups de théâtre followed one another, including when the chorus, who in the first part sang their interventions from the boxes at the back in their ordinary clothes, in the second part descended to the parterre wearing sumptuous costumes whose decorations recalled playing cards. And it soon turned out that cloaks, hats and trains were made of papers when the singers tore them off to wear monks' habits for the finale. Even Sylvia's angel costume was made of paper, thus underlining the precariousness of her condition.

In Micheli's direction it was difficult to know which to admire more, his skilful use of the space or his direction of the acting. The musical component was no doubt excellent as well with Jean-Luc Tingaud delivering a passionate but accurate rendition of the score from the Donizetti Orchestra. The chorus, prepared by Fabio Tartari, once again proved to be one of the best in Italy.

There were only five soloists and all amazing. Lidia Fridman was a surprise as Ecuba at Martina Franca and here she was confirmed as a sensitive and dramatic interpreter, focusing the eyes of the audience. Konu Kim sang Leone with a lavish timbre and vocal power, splendidly delivered mezze-voci, piercing high notes and a big personality. Florian Sempey, already known for his elegance and expressiveness, confirmed his artistry here as Don Fernand of Aragon. As Don Gaspar, whose couplets end up in Don Pasquale, Roberto Lorenzi was totally effective while Federico Benetti gave a solemn colour to the monk.

From now on, L'ange de Nisida can contest the place of La favorite in the Donizetti canon. The composer's fans were numerous last night and gave the show a standing ovation with endless applause. There is only one more performance, but a DVD is expected.


Donizetti's L'ange de Nisida si dimostra un capolavoro

Il Teatro Donizetti di Bergamo, in attesa di essere ri-inaugurato nel 2020 dopo un vasto restauro, apre il suo cantiere per proporre una rarità del suo illustre concittadino, quell'Ange de Nisida di cui l'anno scorso a Londra era stata data un'esecuzione in forma di concerto.

Nel 1839 sulla scia del successo della sua Lucie de Lammermoor a Parigi, il Théâtre de la Renaissance aveva commissionato a Donizetti una nuova opera per la sua stagione successiva. Nonostante fosse del tutto ultimata, l'opera non andò mai in scena a causa del fallimento del teatro nel maggio 1840, mentre erano in corso le prove. Senza perdersi d'animo, Donizetti allora utilizzò la maggior parte del libretto e della musica per La favorite, rappresentato all'Académie Royal de Musique alla fine di quello stesso anno. Che poi la musica de L'ange de Nisida fosse un adattamento di una Adelaide per il Théâtre Italien, progetto a sua volta naufragato, la dice lunga sui complessi rapporti del compositore con i teatri francesi, mentre nel frattempo andavano in scena la sua Fille du régiment all'Opéra Comique e Les Martyrs all'Opéra!

De L'ange de Nisida, su libretto di Alphonse Royer e Gustave Vaèz, manca il libretto a stampa, e la partitura, smembrata, è un mucchio informe di 470 pagine conservate alla Bibliothèque Nationale de France. Il lavoro paziente e sapiente della studiosa Candida Mantica ha permesso di ricostruire una partitura che ora viene utilizzata nella sua forma originaria, senza le interpolazioni effettuate nel concerto al Covent Garden: qui manca la sinfonia iniziale e i punti lacunosi sono stati lasciati volutamente tali.

Diversamente da La favorite, L'ange de Nisida è un'opera semiseria contenente un elemento comico nel personaggio di Don Gaspar, il macchinatore del dramma in cui la contessa Sylvia, vittima dei giochi di potere tra Chiesa e Regno di Napoli, diventa la favorita di re Fernando d’Aragona, il re combattuto tra doveri istituzionali e vita privata, mentre Leone de Casaldi, innamorato e contraccambiato da Sylvia, è incarnazione degli slanci amorosi. Come Lucia, Sylvia è l'unica donna in un mondo dominato da passioni e interessi al maschile. Ovviamente un libretto del genere non sarebbe stato accettato dalla censura italiana, anche se qui Sylvia ha un che di mistico (gli ignari abitanti dell’isola, soggiogati dal suo fascino, la chiamano infatti “l’angelo di Nisida”), carattere che manca alla Léonor de La favorite.

Un avvenimento musicale del genere non poteva non avere una cornice di eccezione, e questo è avvenuto. La non finitezza del teatro ancora in restauro è diventata un elemento della drammaturgia scelta dal regista Francesco Micheli: il pubblico prende posto nei primi tre ordini di palchi e in una tribuna in palcoscenico, e l'azione avviene in platea, come nel teatro elisabettiano. Nel primo e secondo atto un telo azzurro rappresenta il mare del golfo di Napoli che cinge l'isola di Nisida, qui raffigurata dal mucchio di pagine della partitura smembrata. Nella scenografia di Angelo Sala il palazzo della contessa a Napoli nel terzo atto è un lucido pavimento in cui si specchiano i meravigliosi costumi di Margherita Baldoni; nel quarto atto basta un grande tappeto bianco per delineare i confini del convento. Il gioco luci di Alessandro Andreoli aggiunge altro fascino all'inconsueto spazio dove si susseguono vari coup de théâtre, tra cui quando il coro, che nella prima parte ha fatto i suoi interventi dai palchi dell'ultimo ordine nei suoi abiti di tutti i giorni, nella seconda parte scende in platea sfoggiando sontuosi costumi le cui decorazioni richiamano le immagini delle carte da gioco. E si scopre ben presto che mantelli, cappelli e strascichi sono fatti di carta quando i cantanti se li strappano di dosso per indossare i sai dei monaci nel finale. Anche il costume da angelo di Sylvia è di carta, per mettere in evidenza la precarietà della sua condizione.

Nella regia di Micheli non si sa se ammirare di più l'abile uso dello spazio o il gioco attoriale degli interpreti. Di livello altrettanto eccelsa è la componente musicale, a iniziare dalla direzione appassionata ma precisa di Jean-Luc Tingaud dell'Orchestra Donizetti Opera. Il coro, istruito da Fabio Tartari, si è dimostrato anche questa volta uno dei migliori in Italia.

Solo cinque i solisti e tutti stupefacenti. Lidia Fridman aveva già stupito nell'Ecuba a Martina Franca e qui si conferma interprete sensibile e drammatica nella sua figura ieratica. Leone è Konu Kim, timbro e potenza vocale di tutto riguardo, con mezze voci splendidamente espresse, acuti lancinanti e un grande temperamento. Di Florian Sempey già si conosceva l'eleganza e l'espressività e qui come Don Fernando d'Aragona conferma le sue doti. Nel ruolo di Don Gaspar, i cui couplets finiranno nel Don Pasquale, c'è un efficace Roberto Lorenzi, mentre Federico Benetti dà voce solenne al Monaco.

Da oggi si può affermare che L'ange de Nisida possa contendere il posto de La favorite negli estimatori di Donizetti, che l'altra sera erano numerosi e hanno tributato allo spettacolo una standing ovation con applausi interminabili. Solo un'altra replica, ma è previsto un DVD.

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